Ringrazio gli organizzatori di questo convegno per aver invitato la Confap, la Confederazione che rappresento a portare la testimonianza del nostro lavoro in Italia in favore dei giovani.
In questi anni di crisi economica, dalla quale sembra sempre più difficile uscire, il tema del lavoro soprattutto per i giovani sta assumendo in Italia aspetti fortemente preoccupanti.
Le statistiche più recenti parlano di 3 milioni e 700.000 giovani sotto i 35 anni in Italia che non lavorano e non studiano: sono più del 27% dei giovani di età compresa fra i 15 ed i 34 anni.
Parliamo dei cosiddetti NEET, giovani disoccupati (che non hanno un impiego ma lo cercano) ed inattivi (giovani che non hanno un lavoro ma non lo cercano neppure).
Il tasso di disoccupazione generale in Italia e' salito al 13%.
La Confap, confederazione di enti di formazione di ispirazione cristiana, costituisce la maggiore organizzazione associativa italiana che si impegna nel contrasto alla disoccupazione, giovanile o adulta, attraverso la formazione professionale.
Trae le sue origini dall'impegno sociale di molti cristiani, inizialmente religiosi che nel XIX secolo hanno fondato congregazioni impegnate nella scuola, nella formazione professionale, nella sanità e nella cooperazione internazionale.
Erano gli anni della rivoluzione industriale ed i cattolici in Italia erano fortemente impegnati per superare le disuguaglianze sociali che questa aveva provocato.
Accanto a questi precursori e nel secolo successivo si è affiancato l'impegno dei cristiani laici, la cui mission rimane ancorata all'obiettivo di contrastare la disoccupazione attraverso la formazione soprattutto riguardo ai giovani.
Ora la Confap e' radicata in tutte le regioni d'Italia, attraverso una rete di Centri di formazione che vede impegnati oltre 10.000 formatori.
Solo i giovani formati ogni anno nei Centri aderenti alla Confap sono più di 70.000.
La formazione professionale in Italia rappresenta una efficace risposta al problema della disoccupazione giovanile.
- Oltre 150.000 giovani in Italia frequentano percorsi di formazione professionale iniziale; erano solo 23.000 undici anni fa.
- il 50% di loro trova lavoro al termine del percorso formativo in occupazioni coerenti con il loro profilo professionale.
- recupera i cosiddetti drop out: il 73% dei giovani iscritti alla formazione professionale ha un insuccesso scolastica alle spalle.
- rappresenta un efficace strumento di integrazione sociale per i giovani immigrati.
- previene il disagio sociale di giovani in difficoltà attraverso la personalizzazione dei progetti.
- ha un costo minor rispetto a quello sostenuto dallo Stato per attivare percorsi equivalenti.
Il fondamento giuridico della formazione professionale italiana risiede nella legge 845 del 1978 che stabiliva essenzialmente due principi:
- il primo: la competenza e' delle regioni italiane, attuando quindi in questo campo il principio del federalismo;
- il secondo: l'attuazione dei programmi e' realizzata nelle strutture pubbliche oppure, mediante convenzione, nelle strutture di enti che siano emanazione o delle organizzazioni democratiche dei lavoratori dipendenti o autonomi, degli imprenditori, di associazioni con finalità formative e sociali o del movimento cooperativo. In questo modo si affermava il principio della sussidiarietà.
Sussidiarietà significa, in questo caso, che alle organizzazioni cilivi e' riconosciuta pari dignità rispetto allo stato per dare risposte ai bisogni della comunità, ed in questo caso si tratta di bisogni fondamentali quale la formazione ed il lavoro.
Questa legge non è mai stata completamente applicata in Italia, nonostante i risultati positivi che le esperienze attuate hanno portato.
In Italia la formazione professionale non è un diritto per tutti i giovani.
Un giovane può iscriversi ad un percorso di formazione professionale solo in nove regioni su venti ed una provincia autonoma.
In metà delle regioni d'Italia, soprattutto al sud, non esiste la formazione professionale per i giovani.
Vorrei citare due aspetti che a mio parere contribuiscono a determinare l'efficacia della formazione professionale iniziale in Italia.
In primo luogo la capacità di lavorare su modelli innovativi.
Ne cito alcuni che nel corso degli anni hanno caratterizzato l'innovazione nel metodo: dalla simulazione di impresa degli anni 90 ai laboratori sperimentali degli anni 2000 all'impresa formativa dei giorni nostri.
Si è trattato della ricerca di modelli formativi che avvicinassero sempre più i giovani all'impresa, al clima dell'ambiente di lavoro, con le sue problematicità relazionali, la necessità di saper lavorare in team.
Il secondo aspetto di innovazione e' stata l'intuizione che il lavoro in rete in Italia ed in europa aiuta tutti a crescere e migliorare nella qualità del servizio che noi diamo quotidianamente ai nostri giovani.
Da più di 30 anni collaboriamo con diverse reti italiane ed europee che operano nel nostro settore, la formazione professionale o in settori affini come le imprese sociali con le quali condividiamo gli stessi obiettivi: sono diversi gli strumenti ma l'obiettivo comune rimane realizzare il futuro dei nostri giovani attraverso la formazione finalizzata al lavoro, perché nella nostra società il lavoro e' la condizione essenziale per realizzare pienamente il diritto di cittadinanza delle persone.
Siamo grati a contesti come l'incontro di oggi che ci consentono di entrare in collaborazione con altre realtà europee e non solo, con le quali realizziamo progetti innovativi, tirocini formativi dei nostri allievi all'estero oppure ospitiamo nelle nostre strutture studenti stranieri, percorsi di formazione per i nostri formatori.
Nel corso degli anni abbiamo partecipato anche alla costituzione di reti tematiche quali ad esempio quella sulle azioni per contrastare il disagio giovanile, per il recupero di giovani e adulti detenuti nelle carceri, oppure sui nuovi contesti formativi quali le imprese formative ed altro ancora.
C'è' ancora molto da fare in Italia per realizzare un sistema formativo che aiuti veramente i giovani a combattere la disoccupazione.
Stiamo puntando molto sul programma europeo Garanzia Giovani, la cui realizzazione, nel rispetto del principio del federalismo sancito dalla legge 845/78, e' stato affidato alle Regioni.
Credo però che se non punteremo sulla standardizzazione dei modelli innovativi che vi ho descritto puntando decisamente sulla sussidiarietà e quindi sul contributo delle organizzazione del privato sociale come i nostri enti di formazione e le imprese sociali, difficilmente troveremo una soluzione definitiva a questo grave problema.
Vi ringrazio per la vostra attenzione.
Flavio Venturi - Presidente Regionale MCL Emilia-Romagna